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Geometrie Rurali, La distanza della bellezza

Inaugura

Venerdì, 24 Gennaio, 2020 - 18:30

Presso

Spazio Tadini Casa Museo
Via Niccolò Jommelli 24, 20131, Milano

A cura di

Francesco Tadini, Melina Scalise, Federicapaola Capecchi

Fino a

Sabato, 22 Febbraio, 2020 - 19:30

Geometrie Rurali, La distanza della bellezza

Comunicato

 

 

 

 

COMUNICATO STAMPA

GEOMETRIE RURALI

La distanza della bellezza

 

24 GENNAIO – 23 FEBBRAIO 2020

 

Mostra fotografica personale di STEFANO BARATTINI

A cura di Francesco Tadini, Melina Scalise, Federicapaola Capecchi

 

Stefano Barattini Geometrie rurali - La distanza della bellezza a PhotoMilano / Spazio Tadini dal 24 gennaio al 23 febbraio 2020; a cura di Francesco Tadini, Melina Scalise, Federicapaola Capecchi.

 

Inaugurazione venerdì 24 gennaio dalle ore 18.30 (Spazio Tadini via Niccolò Jommelli, 24). Ingresso libero.

 

Orari: da mercoledì a sabato dalle 15.30 alle 19.30. Domenica pomeriggio aperti su prenotazione, per gruppi di almeno 4 persone.

 

Testo di Francesco Tadini

“Stefano Barattini – La distanza della bellezza”

Avvicinandomi a un oggetto complesso posso esaminare le sue componenti. Se me ne allontano conosco la totalità della sua forma. Ma un oggetto – qualunque oggetto – non si da nello spazio se non in relazione ad altri oggetti. Ed è, ancora, da una certa distanza che posso conoscere il territorio (lo spazio misurabile) di tali oggetti.

 

Il metodo non cambia molto se prendo in considerazione un accadimento (anche minuscolo): vivendolo al presente ne sono testimone diretto. Prendendolo in esame in seguito - a una minima distanza temporale - conoscerò quello che non ho vissuto dal mio limitato punto di esperienza e che riguarda la totalità dell’accadimento. Ma è solo ad una distanza superiore che sarò in grado di conoscere le premesse e le relazioni di quell'accadimento con altri “eventi storici”.

 

La Geometria e la Storia dipendono dalle distanze. E dal nitore – riconoscibilità - delle loro fonti. Chi se ne occupa lo sa. E sa far luce, sulle relazioni che prende in esame, aprendo allo sguardo un campo visivo, per così dire, mobile. Allacciando nessi e inquadrando problemi.

 

Stefano Barattini, fotograficamente, mette in atto una ricerca molto vicina a queste e lo fa quando si occupa di aree industriali abbandonate così come - in queste foto di eclatante bellezza - di campagne coltivate.

 

Con le serie fotografiche dedicate alle aree industriali in disuso, Barattini ha esplorato una sorta di mondo parallelo a quello del tempo presente, regalandoci grandi immagini che evocano altre epoche produttive e, non di meno, la capacità della Natura di riprendere – in misure variabili - possesso di un territorio dal quale sembrava relegata a “distanza di sicurezza”.

Con la mostra “La distanza della bellezza” il fotografo apre un campo d’indagine - di inedita modernità - utilizzando i droni. Pur ricordando che la fotografia aerea ha più di un secolo, la novità sta nell’unione del mezzo con l’autore. Il drone non è pilotato da terzi, con i quali l’autore delle immagini debba comunicare. L’occhio del drone è mosso dalle mani stesse del fotografo. E’ prolunga tecnologica della sua capacità di osservare e catturare la realtà. E’ un obiettivo fotografico a tutti gli effetti.

 

La capacità e la qualità autoriale di Stefano Barattini emerge clamorosamente dalle fotografie per due ragioni complementari (e assenti nelle quasi totalità delle fotografie in circolazione realizzate con i droni). La prima è di carattere culturale ed è legata ai sui studi alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. La seconda, decisiva, alla misura estetica che gli impone di escludere da ogni opera ciò che non è strettamente necessario al discorso. Un millimetro in più sarebbe decorativo e ridondante. Un millimetro in meno insufficiente a reggere la grammatica di questo linguaggio d’immagine.

 

L’altezza di sorvolo fa l’inquadratura, non meno di quanto le distanze tra gli oggetti rappresentati facciano l’opera. L’occhio del drone-fotografo cattura geometrie che si formano quando si perde il valore d’uso dei campi (il dettaglio delle specie agrarie) e non si è ancora “formato” il paesaggio indistinto delle macchie di colore utile solo a stupire, ma non a conoscere. Barattini riesce nel doppio intento di creare una documentazione precisa delle forme istituite dal lavoro agricolo e di attuare quella piccola magia linguistica di trasfigurazione del reale propria dell’Arte.

 

Avvicinandovi alle opere di Stefano Barattini potrete misurare una variante nuova – e distanze … e proporzioni! - di quella specie vivente che chiamiamo Bellezza.

 

CASA MUSEO SPAZIO TADINI (Sede di PhotoMilano)

Via Niccolò Jommelli 24, 20131 Milano

www.spaziotadini.com

 

INFORMAZIONI PER LA STAMPA Francesco Tadini – francescotadini61@gmail.com +39 366 2632523

 

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